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TIPOLOGIA
cooperativa |
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PERIODO
dal 1975 |
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PROFILO STORICO Il Teatro dell’Elfo nasce nel 1972 e si costituisce in cooperativa nel 1975 con una compagnia composta da Ferdinando Bruni, Cristina Crippa, Elio De Capitani e Gabriele Salvatores e alcuni degli attori che faranno parte del sodalizio artistico che tuttora sostiene la cooperativa: Corinna Augustoni, Ida Marinelli e Luca Toracca. Gli esordi dell’Elfo cadono in anni di grandi fermenti culturali e politici nei quali la compagnia si ritaglia un proprio spazio con spettacoli come 1789: scene dalla rivoluzione francese (1975), su drammaturgia di Ariane Mnouchkine, Pinocchio Bazaar, creazione collettiva ispirata a Collodi, Le mille e una notte (1977), creazione collettiva, tutti diretti da Gabriele Salvatores. Nel 1978, con l’acquisizione della sala di via Ciro Menotti a Milano come sede stabile, avviene la prima grande svolta. Debutta Sogno di una notte d’estate (1981), da William Shakesperare in versione musical rock, con la regia di Salvatores. Nello stesso periodo anche Elio De Capitani e Ferdinando Bruni emergono come registi, dedicandosi alla ricerca sulla drammaturgia straniera. Nemico di classe (1983) del drammaturgo britannico Nigel Williams è la prima regia di Elio De Capitani mentre Ferdinando Bruni firma la regia di Fantasticks (1983) degli inglesi Thomas Jones, Harvey Schmidt. Tra gli spettacoli di questi anni: Visi noti, sentimenti confusi (1984), primo testo del drammaturgo tedesco Botho Strauss messo in scena in Italia, regia di De Capitani e L’isola (1985), primo testo del drammaturgo sudafricano Athol Fugard italiano, regia Bruni-De Capitani valgono all’Elfo il Premio UBU 1984 per la drammaturgia contemporanea e Comedians (1986) dell’inglese Trevor Griffiths, regia di Gabriele Salvatores, in collaborazione con gli attori comici Paolo Rossi, Claudio Bisio e Antonio Catania. Amare lacrime di Petra von Kant (1988) del drammaturgo tedesco Rainer Werner Fassbinder, regia di Bruni e De Capitani, inaugura un ciclo di spettacoli dedicati al drammaturgo, che viene considerato dall’Elfo un vero e proprio nume tutelare. Seguiranno negli anni La Bottega del caffè (1991), I rifiuti la città e la morte (1997) e Come gocce su pietre roventi (2005). Il Teatro dell'Elfo è un'anomalia del teatro italiano: è uno dei più importanti Teatri di Rilevante Interesse Culturale del nostro paese, ma non rinuncia a mantenere un legame solido con le sue radici di gruppo; è una tribù di artisti che ha realizzato il sogno di creare a Milano un grande teatro d'arte sul modello dei più prestigiosi teatri europei. La prima importante tappa di questo lungo percorso è la fusione con un'altra impresa milanese, il Teatro di Porta Romana, fondato nel 1978 e diretto dall’organizzatore Fiorenzo Grassi e Gianni Valle, per dar vita nel 1992 a un nuovo teatro stabile privato, denominato Teatridithalia, a corso Portaromana 124, che diviene un modello per molte realtà teatrali e un punto di riferimento per la cultura della città fino alla sua chiusura il 13 maggio 2002. In questa fase si rinnova la ricerca sugli autori nuovi e inediti, alternandola alla convinta frequentazione di Shakespeare. Vengono portati sulle scene italiane Decadenze (1993) e Alla greca (1993) del drammaturgo britannico Steven Berkoff, per la regia di Elio De Capitani e i ‘nuovi arrabbiati’ inglesi Sarah Kane Blasted (2005), regia di De Capitani e Mark Ravenhill Handbag (2000) per la regia di Bruni e Polaroid molto esplicite (2003) per la regia di De Capitani, autore che Bruni ripropone con Shopping & fucking (2010) che inaugura la stagione del Teatro Elfo Puccini, nella sede di corso Buenos Aires 33. Tra i contemporanei italiani vanno citati Turcs tal friul (1995), inedito di Pier Paolo Pasolini per la regia di De Capitani, cha affida la composizione dei cori alla cantautrice e ricercatrice etnomusicale Giovanna Marini e la parte da protagonista all’attrice Lucilla Morlacchi; Morte accidentale di un anarchico (2002) di Dario Fo, regia a quattro mani di Bruni e De Capitani e sdisOrè (2003) di Giovanni Testori, per la regia di Francesco Frongia. Il vero punto di svolta di questo periodo creativo è rappresentato da Angels in America (2007, ripreso nel 2012 e nel 2019), capolavoro del teatro americano scritto da Tony Kushner, che arriva in scena in Italia anche grazie alla coproduzione con Emilia Romagna Teatro. Una nuova svolta progettuale arriva nel marzo 2010 quando il Teatro dell'Elfo inaugura la sede di corso Buenos Aires, uno spazio finalmente adeguato alla sua attività: il novecentesco Teatro Puccini, riprogettato radicalmente come teatro d'arte contemporanea. Le tre sale, dedicate a Shakespeare, Fassbinder e Bausch, esemplificano anche il manifesto artistico e programmatico: la pratica convinta della drammaturgia contemporanea, la programmazione interdisciplinare, la compattezza del nucleo artistico e il lavoro con e per le nuove generazioni di artisti e di spettatori. Tra le compagnie che sono accolte in residenza, sostenute e prodotte dall’Elfo Puccini si contano Carrozzeria Orfeo, Eco di fondo e Invisibile Kollettivo. All’Elfo Puccini debuttano i successi firmati a quattro mani da Bruni e De Capitani: la commedia del drammaturgo inglese Alan Bennett The history boys (2012) e Il vizio dell’arte (2014); Frost/Nixon (2013) del drammaturgo britannico Peter Morgan, la grande epopea Afghanistan (2018) di un collettivo di autori angloamericani e Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (2018) del drammaturgo britannico Simon Stephens dal romanzo di Mark Haddon. A questi vanno aggiunti i successi diretti da De Capitani, primi fra tutti Morte di un commesso viaggiatore (2014) del drammaturgo statunitense Arthur Miller, e Otello (2016), da Shakesperare, nel quale De Capitani condivide la regia con Lisa Ferlazzo Natoli. E quelli firmati da Bruni e Frongia: Alice Underground (2012), da Lewis Carroll, Mr. Puntila e il suo servo Matti (2015) di Bertolt Brecht. Il Teatro dell’Elfo, guidato da Bruni, De Capitani (direttori artistici) e da Fiorenzo Grassi (direttore organizzativo), è oggi la prima istituzione teatrale italiana ad aver ottenuto il riconoscimento di impresa sociale, con il coinvolgimento partecipato non solo delle lavoratrici e dei lavoratori, ma di tutti gli stakeholder, spettatori e cittadini inclusi. È un esperimento artistico d'avanguardia, ma anche un esperimento economico e sociale, un'impresa retta da principi etici e partecipati. L’impresa sociale, e in particolare l’economia a essa connessa, riveste un ruolo centrale in Europa poiché è in grado di garantire occupazione a quasi 14 milioni di persone (6,3% della popolazione attiva). Nel nostro continente sono 2,8 milioni le organizzazioni che generano economia a finalità sociale, sono 232 milioni di soci di cooperative, mutue e affini e ben 82 milioni di volontari. Di solito si parla d’impresa sociale a proposito di soggetti no-profit del terzo settore, spesso orientati all’inclusione, ma l’impresa sociale rappresenta anche una grande innovazione in termini di ‘produzione’. Un modo di produrre diverso, tanto nelle motivazioni quanto nei fini. Il Teatro dell’Elfo è stata la prima realtà italiana a cogliere che questo modello d’impresa poteva rappresentare un’innovazione anche nel campo della produzione teatrale e della gestione partecipata di un teatro d’arte contemporanea per tutti. Con anni di consapevolezza e di pratica concreta alle spalle, l’Elfo nel 2011 ha acquisito la qualifica di impresa sociale, applicandola al teatro sia dal punto di vista etico che funzionale. IDENTITÀ Il Teatro dell'Elfo ha sviluppato negli anni un modello di impresa sociale in cui si fondono le radici del teatro di gruppo e una visione di teatro d'arte sul modello dei grandi teatri europei. La sua identità è segnata dalla lunga alternanza alla regia di Gabriele Salvatores (fino alla fine degli anni Ottanta), Elio De Capitani, Ferdinando Bruni e, in anni più recenti, Francesco Frongia, e dalla ricerca sulla drammaturgia straniera, in particolar modo quelle di area anglo-americana e tedesca. Il Teatro dell'Elfo pratica teatro civile e teatro politico con una grande attenzione per la ricerca, l'innovazione e la sperimentazione di diversi media all'interno della forma spettacolo. COMPLESSI ARCHIVISTICI PRODOTTI Statuto, Atto costitutivo, Verbali di assemblee, Corrispondenza, Copioni, Bozzetti, Programmi di sala, locandine e manifesti, Rassegna stampa, Materiale fotografico, Materiale audiovisivo, Materiale sonoro, Costumi, Riconoscimenti e premi, schede tecniche VALORI COOPERATIVI Le decisioni sono prese in modo condiviso/partecipativo/ democratico, La cooperativa applica delle politiche di riequilibrio di genere, La cooperativa applica politiche di inclusione sociale Le attività della cooperativa contribuiscono alla rigenerazione del territorio, La cooperativa lavora in rete con altre realtà |